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Cure Chirurgiche

Cura della calvizie

La prima cosa che il giovane deve fare quando si accorge di perdere troppi capelli è recarsi da un dermatologo che esami il cuoio capelluto e faccia una diagnosi del tipo di alopecia. Oltre alla diagnosi il dermatologo deve "filtrare" chi può beneficiare della terapia chirurgica. Il giovane deve infatti avere un diradamento evidente che giustifichi il trapianto capelli. Succede invece che spesso arrivino al chirurgo plastico ragazzi giovanissimi con problemi ancora minimi mentre coloro che hanno una reale indicazione chirurgica perchè da tempo calvi sono sfiduciati e anziché andare dal dermatologo e poi dal chirurgo diventino più sensibili agli annunci pubblicitari, anche i più truffaldini.

Terapia chirurgica

Autotrapianto. Trapianto di capelli. Oggi l'uomo o la donna che si affidano a questa procedura possono contare su un risultato naturale. Quando fu ideato, i primi trapianti di capelli risalgono al 1950 e furono eseguiti a New York dal chirurgo plastico Orentreich, si mettevano degli innesti cilindrici larghi 4 mm che comprendevano 10-12 bulbi. Ne risultava che i capelli trapiantati crescevano a ciuffetti, come quelli sulla testa delle bambole. Adesso il progresso tecnico raggiunto con i microinnesti nella cura della calvizie consente invece il trapianto dei singoli bulbi ed il rinfoltimento che si ottiene non lascia percepire l'opera del chirurgo.

 

Terapia chirurgica della calvizie

L'autotrapianto di unità follicolari (FUT) richiede l'impegno di una equipe chirurgica
esperta ed affiatata per ottimizzare i tempi chirurgici ed i risultati estetici

 

Il metodo FUT

Un'evoluzione dell'autotrapianto è il FUT, cioè il "follicular unit transplant" o trapianto delle unità follicolari. Come dice il nome stesso, si trapiantano unità follicolari, che, a differenza dei microinnesti usati nel trapianto classico, sono preparate senza dividere i bulbi collegati tra loro. In pratica si innestano i capelli così come si trovano naturalmente nel cuoio capelluto: unità monobulbari (un solo bulbo pilifero) o raggruppamenti di 2-3 follicoli (unità bi-tribulbari).

Gli innesti inoltre non sono "scheletrizzati" come nei normali trapianti, cioè, quando si selezionano i bulbi, si lascia attorno a essi una ragionevole quantità di tessuto peribulbare che rafforza la vitalità dell'innesto stesso (questo non avviene nel trapianto classico). La preparazione delle unità follicolari richiede una equipe medica e paramedica particolarmente esperta e il microscopio stereoscopico che permette di ingrandire la parte da selezionare. Così si possono ottenere infoltimenti con una densità fino a ora sconosciuta, grazie ai quali si potrà ricostruire in modo estremamente naturale ogni area del cuoio capelluto, in particolare la zona frontale.

Grazie a questa tecnica infatti praticamente tutti i capelli trapiantati attecchiscono mentre nella metodica tradizionale un 7-10 per cento circa non ha poi la forza per crescere. I bulbi innestati con il metodo FUT sopravvivono meglio perché nell’unità follicolare i singoli follicoli presenti interagiscono tra loro, cioè si scambiano varie sostanze, come enzimi e fattori di crescita, che permettono loro di rafforzarsi a vicenda.

 

Scelta del paziente

Il paziente da sottoporre al trapianto è scelto in base alla estensione della zona calva da coprire ed alla densità e qualità dei restanti capelli. Si valuta che tale metodo sia possibile nell'85% delle persone con problemi di calvizie. Ne restano esclusi solo i casi con rapporto tra zona donatrice e superficie calva troppo svantaggioso: una calvizie ippocratica grave, stadio sesto o settimo della classificazione di Norwood, con una modesta area di capillizio residuo non è correggibile con la chirurgia plastica. Con l'autotrapianto dei capelli si può intervenire sia nelle forme iniziali di calvizie, per ridurre ad esempio le stempiature, sia nelle forme gravi in cui tutta la zona frontale e parietale è calva: in questi casi l'infoltimento migliore è graduale e progressivo e può di richiedere più di una seduta ognuna con l'inserimento di 2500/3500 bulbi. Non è opportuno sottoporsi a sedute di trapianto maggiori della metodica chenoi utilizziamo in quanto il tempo operatorio si allunga troppo, fino a 7 ore, con eccessivo disagio per il paziente. Oltre che estenuante la procedura richiede poi una convalescenza prolungata. Sforzarsi di aumentare oltre un certo limite la densità dei bulbi può ridurre la irrorazione ematica del tessuto con minore percentuale di attecchimento degli innesti. La distanza minima tra un innesto e l'altro non dovrebbe scendere sotto i 2 mm. Riteniamo inoltre che un recupero progressivo dei capelli sia più naturale e sicuro: si evita infatti di sprecare parte degli innesti preparati a discapito di futuri eventuali rinfoltimenti. Ricordiamo che la "riserva" di capelli prelevabile dalla nuca non è infinita anche se alta, 10-12.000 bulbi. Generalmente è opportuno non intervenire prima dei 24-25 anni: è infatti prudente aspettare il momento in cui la calvizie appaia stabilizzata anche se la sua evoluzione è un fenomeno abbastanza imprevedibile. L'evoluzione della metodica del trapianto, che oggi grazie ai micro-innesti è atraumatico e privo di effetti negativi sulla parte ancora presente di capelli nella zona diradata, permette di intervenire anche in paziente più giovani. E' importante far capire al giovane che riavere tutti i capelli non è possibile e che le "stempiature" si possono ridurre ma non è prudente eliminarle del tutto. Il giovane spesso desidera che venga ricreata una linea anteriore da diciottenne ma il chirurgo plastico non può assecondare questa richiesta. l'effetto estetico positivo deve infatti mantenersi nel tempo, anche quando i capelli circostanti quelli innestati, che durano per sempre, andranno persi per la progressione della calvizie. Il posizionamento della linea anteriore sarà di sempre effettuato nella parte alta della fronte, 7-9 cm al di sopra dei sopraccigli . La donna può essere sottoposta al trapianto purché abbia una densità dei capelli sufficiente nella regione donatrice.

Quasi mai è possibile rinfoltire tutta la zona diradata che, nella donna, interessa in modo omogeneo tutta la regione fronto-parietale, ma solo la parte più anteriore, la più evidente: noi cerchiamo sempre di migliorare la densità dei capelli innestando una fascia trasversale profonda 4-5 cm. posta subito dietro all'attaccatura frontale.

Prelievo

Tutta la procedura è eseguita in anestesia locale del tutto indolore, dura circa 3 ore e non richiede alcun ricovero. Il paziente, in possesso degli esami preliminari, viene monitorizzato ed è sempre presente un medico anestesista. Si esegue dapprima l'infiltrazione dei nervi sopraorbitali, poi l'anestesia della zona ricevente e della zona donatrice. Non facciamo uso di alcuna tumescenza tessutale che provoca un maggior gonfiore della fronte dopo il trapianto dei capelli.

Si esegue dapprima il prelievo nella regione posteriore occipitale della testa, la nuca.

Un prelievo ottimale permette di ottenere circa 2.500/3.500 bulbi. Al prelievo segue una sutura con filo riassorbibile (che non occorre quindi togliere). Rimane una linea inapparente perchè nascosta dai capelli circostanti. Questo segno è veramente minimo e neppure il proprio barbiere sarà in grado di percepire l'avvenuto intervento. Qualora siano necessari più capelli per raggiungere il risultato estetico desiderato è sicuramente preferibile effettuare un secondo trapianto dopo un anno quando il cuoio capelluto si sarà disteso e potrà permettere un altro prelievo. Oltre che ridurre al minimo la tensione nella chiusura del prelievo il segno residuo sarà del tutto inapparente se viene impiegata la tecnica tricofitica che asportando un segmento di epidermide dal bordo superiore permette di far ricrescere i capelli all'interno della linea di sutura.

 


Si sceglie la regione occipitale perché questa zona del cuoio capelluto ha una origine embrionale diversa e le sue unità pilifere sono insensibili agli effetti degli ormoni maschili. I bulbi prelevati mantengono questa resistenza anche dopo il loro trasferimento nella zona calva ed i capelli innestati continuano così a crescere forti e vitali per tutta la vita.

Il metodo FUE

Prelievo singolo di bulbi piliferi

Quando ci troviamo di fronte a problematiche di lieve entità come piccole nel caso di recessioni fronto-temporali iniziali possiamo in alternativa eseguire un prelievo singolo mediante un piccolo punch, cioé un microtrapano circolare in grado di prelevare segmenti minimi di cuoio capelluto contenenti uno o due bulbi. L'inclinazione del punch deve seguire una particolare curvatura che il fusto del capello percorre all'interno del cuoio capelluto. In caso contrario il capello sarà danneggiato e non crescerà. Neppure la FUE eseguita a regola d'arte permette comunque di estrarre intatti tutti gli innesti: una parte rilevante che può arrivare fino al 30% viene inevitabilmente danneggiata e non sarà quindi in grado di dar luogo alla crescita di nuovi capelli. Solo le persone con capelli lisci e decorso lineare e prevedibile in profondità del follicolo si possono candidare a questa metodica che non è utilizzabile nei soggetti con capelli ondulati o comunque mossi. Una certa quota di bulbi nella zona di prelievo può essere inoltre sacrificata perchè il drill non penetrando con esattezza nel cuoio capelluto può danneggiare follicoli adiacenti. Questo soprattutto quando il capello che si vuole estrarre appartiene ad una unità plurifollicolare. Considerando come l'unico limite nella cura chirurgica della calvizie sia la disponibilità di follicoli da poter prelevare nella regione posteriore per infoltire le zone calve, si comprende come questo sia un inconveniente non trascurabile.

La FUE resta comunque una procedura lenta, con costi più alti, che male si presta ad un trapianto normale o comunque quando si voglia rinfoltire una zona ampia. Con la FUE non si mettono più di 400-500 capelli per volta e quindi prima di raggiungere un risultato soddisfacente dovremo effettuare varie sedute a distanza tra loro di qualche mese. Oltre che a notevole pazienza espone quindi il paziente a costi diversi.

Il metodo di Harris

Harris Safe Systems

Questo è il solo metodo sicuro per eseguire la FUE. Questo non va effettuato con un drill cioè con un piccolo trapano perchè l'inclinazione del capello in profondità spesso è diversa da quella che ha in superficie e quindi il rischio di sezionare in profondità il follicolo è troppo alto. In questo caso l'innesto non potrà ovviamente crescere. Il prelievo follicolare va fatto quindi con una metodica diversa da quella comunemente proposta. Va usato un micro-punch manuale in grado di seguire il decorso del capello e di prelevare intatto il follicolo. Il metodo è noto come "Harris Safe System". Anche con questo metodo nella FUE incorriamo spesso in una eccessiva scheletrizzazione dell'innesto che viene prelevato ripulito dai tessuti protettivi circostanti. Questo induce, nel follicolo prelevato, un arresto della crescita (telogen chirurgico): il capello avrà quindi più difficoltà a riprendersi dal trauma e a ricrescere con il rischio di andare perduto. Questa procedura richiede molto tempo e in una seduta non si possono prelevare molti capelli.

Queste considerazioni sulla tecnica di trapianto FUE sono state confermate nella tavola rotonda dell'ultimo congresso SIES di Bologna 2009. I vari inconvenienti di questa metodica devono essere spiegati ai pazienti che oggi sono fortemente attratti da molti annunci pubblicitari che assicurano risultati sicuri e brillanti. Neppure la promessa di eseguire il trapianto senza alcuna cicatrice è spesso mantenuta perché i segni residui, in molti casi, sono in realtà più evidenti che nella tecnica di trapianto tradizionale. Infatti, se il prelievo non è eseguito a regola d'arte, residuano vari puntini bianchi che danno un aspetto tarlato antiestetico.

Gli esiti cicatriziali del trapianto FUE spesso sono evidenti,
la promessa di trapianto senza cicatrici si rivela in molti casi ingannevole

Separazione delle unità follicolari

Eseguito il prelievo si ritagliano i singoli innesti. La metodica richiede molta delicatezza ed esperienza. Non è necessario l'uso del microscopio ma è certamente utile il ricorso a mezzi di ingrandimento quali il "Mantis" che consente una visione chiara delle singole unità follicolari. Nella nostra esperienza si sono rivelati molto utili i piani di sezione retro-illuminati.

La preparazione degli innesti richiede una precisa competenza professionale

Stereoscopio "Mantis"

Visore retroilluminato "Ellis"

 

Questo tempo chirurgico è fondamentale e richiede la disponibilità di personale paramedico specializzato in grado di effettuare in modo rapido e preciso la preparazione dei singoli innesti. Una seduta di trapianto prevede mediamente l'impiego di circa 400 unità follicolari mono-bibulbari e 700/800 mini-innesti: in totale circa 2500/3500 bulbi.

Collocamento

Questa fase del trapianto avviene con le stesse modalità sia nella tecnica "strip" che nella FUE. Gli innesti sono collocati attraverso micro-incisioni profonde 3-4 mm: si mettono in pratica dei semi in piccoli solchi distanti tra loro circa 1/2 mm. La linea più anteriore, quella quindi più importante dal punto di vista estetico, richiede l'inserimento di singoli bulbi.

Collocamento capelli

Collocamento microinnesti

dentro minuscoli forellini larghi 1 mm ottenuti con uno speciale ago, aghi di Nokor. Si creano così 2-3 linee dietro le quali sono poi collocate varie file di micro-innesti "slit", cioè innesti contenenti 1-2 bulbi, introdotti attraverso fessure di 1-2 mm ottenute con lame microchirurgiche. Nella parte più poteriore e centrale della zona innestata, dove si vuole ottenere il massimo rinfoltimento, si possono poi collocare innesti leggermente più grandi mini-innesti, contenenti 3-4 bulbi anch'essi introdotti attraverso microincisioni. Tutti gli innesti sono collocati in modo che i capelli cresceranno con lo stesso orientamento dei capelli ancora presenti nella zona. Nella parte anteriore sono messi con una inclinazione in avanti di 45°. Questo tipo di rinfoltimento, è più efficace di quello ottenibile con i soli innesti monobulbari in quanto questi, ottimi per dare naturalezza alla linea di attaccatura anteriore, non sono in grado di rinfoltire sufficientemente la parte centrale della zona calva. Inoltre nella procedura di ricavo dei monobulbari può essere scartata una parte non trascurabile di bulbi a discapito del numero complessivo di capelli innestati. Il rinfoltimento con soli innesti monobulbari è indicato solo quando i capelli sono molto spessi e voluminosi come nella razza giapponese. Le incisioni praticate con gli aghi e le microlame non arrecano alcun disturbo alla salute del cuoio capelluto e quindi i capelli presenti nella zona di innesto non risentono della procedura. Nelle prime settimane può esservi un maggior ricambio dei capelli ed avere la sensazione di una perdita accentuata ed alcuni capelli già deboli e destinati comunque presto a cadere possono essere perduti. Non è invece indicato l'utilizzo del laser perché esso danneggia sia pure in modo lieve i tessuti adiacenti il solco prodotto e quindi può essere lesivo per i capelli preesistenti. Il laser allunga inoltre molto il tempo operatorio e può ridurre la percentuale di attecchimento degli innesti che normalmente è quasi del 100%. L'edema post-operatorio è inoltre molto più accentuato con conseguente allungamento della normale convalescenza.

Coltivazione delle papille dermiche

Curare anche i calvi totali o quasi è l'aspirazione di tutti coloro che si occupano di problemi di capelli. Varie sperimentazioni sulla possibile "clonazione" sono in corso in vari centri e ogni tanto si legge che finalmente è stato raggiunto questo obiettivo. Ultimissime anticipazioni di un imminente utilizzo clinico (2012) di questa metodica sono state esposte in un meeting che ha visto confluire a Milano scienziati di varie parti del mondo. Soprattutto avanzate sono sembrate le ricerche effetuate dalla Scuola di Manchester sulla coltivazione delle cellule presenti nelle papille dermiche da cui originano i follicoli piliferi.
Basterebbe un prelievo dalla parte posteriore del cuoio capelluto grande solo un centimetro per potere ottenere in una speciale coltura migliaia di cellule in grado di fare ricrescere i capelli una volta reiniettate nel derma della zona calva. Queste cellule potrebbero inoltre essere conservate in "banche" che ne consentirebbero un utilizzo anche in tempi successivi a seconda quindi delle necessità della persona.
Ultimata la sperimenatazione nei topi è iniziata quella nell'uomo dove i risultati al momento sono però ancora molto incerti. Questa procedura se dovesse raggiungere un impiego clinico permetterà di integrare le attuali tecniche di trapianto di unità follicolari per raggiungere entità di rinfoltimento ottimali. Dietro la linea anteriore ricostruita con la "tecnica FUT" potremo con una rapida serie di micropunture del tutto indolori "seminare" tutto il cuoio capelluto calvo o diradato per una ricrescita omogenea.

Varianti di collocamento

Il metodo Choi con iniettore monobulbare, noto come "siringa", rappresenta una alternativa per collocare le unità follicolari. Il "Choi Hair Transplanter" consiste in un dispositivo messo a punto da un medico coreano.

 

Esso funziona aprendo un piccolo taglio attraverso il quale è piantato l'innesto. Il metodo nella pratica clinica non arreca alcun vantaggio perchè le microlame da noi usate di preferenza eseguono un taglio puntiforme,1-2 mm., più piccolo quindi di quello fatto dal Choi. La densità che quindi possiamo raggiungere con la microlama è maggiore. Inoltre caricare la siringa richiede una manipolazione degli innesti da parte del personale infermieristico sempre piuttosto lenta e laboriosa che può traumatizzare gli innesti stessi che poi rischiano di non attecchire. Per quanto riguarda gli esiti cicatriziali sono in ambedue i casi del tutto impercettibili.

Il Metodo Choi con iniettore a siringa


Nel programmare la zona da rinfoltire dobbiamo sempre considerare la probabile evoluzione della calvizie: almeno il 30% degli innesti va quindi sempre messa nelle zone adiacenti la parte più diradata (Unger 1996). E' quindi indispensabile che lo specialista che si occupa della cura chirurgica della calvizie possegga un bagaglio tecnico in grado di eseguire un trapianto numericamente adeguato.

Autotrapianto ad Alta Densità

In alcuni casi selezionati, problemi localizzati in soggetti con età superiore ai 25/30 anni e prognosi di evoluzione favorevole, possiamo aumentare il numero delle unità follicolari innestate per centimetro quadrato così da avere una maggiore densità di capelli nella zona infoltita.

Una densità di 25 innesti/cm2 permette di raggiungere un ottimo risultato estetico.
Questo livello di qualità può essere raggiunto solo da una equipe particolarmente esperta

Dobbiamo infatti considerare come la calvizie, nonostante le cure oggi in grado di ridurre la perdita, sia quasi sempre progressiva. L'arretramento dei capelli può quindi proseguire dietro alla zona da noi innestata che potrebbe restare isolata e quindi visibile. Un nuovo trapianto potrà certamente risolvere il problema ma dobbiamo ricordarci che la riserva posteriore dove prelevare i bulbi non è infinita e potrebbe esaurirsi impedendoci così di colmare le nuove parti diradate. In questi casi il collocamento degli innesti può ricorrere oggi all'impiego del metodo Choi che consente di inserire le unità follicolari senza effettuare alcun taglio nel cuoio capelluto. Questa particolare "siringa" riduce così al minimo il trauma chirurgico e non lascia alcuna cicatrice evidente.

 

Quando sarà possibile coltivare e riprodurre i follicoli l'alta densità non avrà più alcun limite tecnico e potrà essere usata a piacimento. La tecnica utilizza solo unità follicolari singole e richiede l'impiego di aghi o microlame che permettano il collocamento ravvicinato. I tempi di intervento sono più lunghi che nel trapianto normale e così anche i costi

Convalescenza

Il paziente effettuato il trapianto dei capelli lascia l'ambulatorio senza alcuna fasciatura. Gli innesti attecchiscono in poche ore e il giorno dopo si possono già lavare i capelli. Per 3-4 giorni ci può essere un certo gonfiore della fronte. La persona è quindi subito presentabile. Sopra le microincisioni per circa 2 settimane restano delle piccole crosticine che si staccano da sole con i successivi lavaggi. I punti di sutura nella zona di prelievo cadono da soli e non è necessario rimuoverli. 

Prima
Dopo 2 giorni
Dopo 2 settimane
Dopo 6 mesi

Ricrescita dei capelli

I nuovi capelli iniziano a crescere dopo un tempo variabile, in media dopo 2-3 settimane ma a volte anche dopo alcuni mesi. Una volta spuntati crescono 1 cm al mese come tutti gli altri capelli ed avranno presto una lunghezza sufficiente a produrre un beneficio estetico evidente. Questi capelli sono geneticamente predisposti a crescere forti e robusti per sempre. A distanza di 4 mesi se necessario può essere effettuato un secondo trapianto per accrescere la densità dei capelli nella zona da rinfoltire. Un programma di terapie coadiuvanti sarà indicato per mantenere le condizioni ideali al migliore attecchimento dei follicoli innestati e salvaguardare la vitalità dei capelli presenti sia nelle zone rinfoltite che in quelle adiacenti. Si potrà così ottimizzare la stabilità dell’intero "capitale capello" della persona trattata.

Utilizzo dei peli

In effetti si è sentito negli ultimi tempi parlare dell'utilizzo dei peli per recuperrare una parte almeno dei capelli caduti. La notizia ha attirato molto l'attenzione e quindi è stata sfruttata come veicolo pubblicitario. Purtroppo molto poco ci si può aspettare da questo metodo che a fronte di tempi operatori estenuanti permette risultati minimi. Si tratta quindi di una sorta di "ultima spiaggia" per i pazienti che hanno la forza di combattere fino in fondo la loro guerra alla calvizie. Se non ci sono più capelli disponibili per il trapianto si ricorre ai peli: si possono così fare sedute ripetute che in 6-8 ore di intervento riescono ad innestare 200 peli alla volta. Ci vuole veramente una motivazione ed una pazienza non comuni. Ed anche una non trascurabile disponibilità economica perchè ovviamente i costi sono proporzionati ai tempi operatori. Comunque sia un impiego in particolari casi selezionati può essere utile per integrare il trapianto classico che utilizza i bulbi prelevati dalle parti posteriore e laterali del capo sia con la metodica della strisca unica, "TET" (total excision technique) che con la "FUE" (follicular unit extraction). Sembra infine che i peli una volta innestati sul cuoio capelluto si modifichino acquisendo le caratteristiche dei capelli sia come crescita che come configurazione.

Espansori cutanei

Questa procedura recentemente introdotta in chirurgia plastica è indicata essenzialmente nel trattamento delle alopecie cicatriziali, cioè nei difetti del cuoio capelluto successivi a traumatismi quali ustioni ed incidenti stradali dove ci sono zone di pelle sottile e aderente in profondità. In questi casi l'utilizzo dell'autotrapianto, è più difficile perchè il cuoio capelluto non ha lo spessore sufficiente per accogliere gli innesti. Talvolta poi la zona cutanea cicatriziale è troppo estesa per essere coperta in modo adeguato con gli innesti. L'espansione cutanea permette di dilatare una area di cuoio capelluto coperta di capelli per poi spostarla, una volta creato un eccesso, sulla zona alopecica che viene così rimossa e sostituita. L'intervento è eseguito in anestesia locale e prevede un taglio sulla pelle attraverso il quale si introduce sotto il cuoio capelluto un serbatoio di plastica a forma di palloncino. Questo inizialmente è vuoto ma poi è graduah-nente gonfiato con iniezioni di soluzione fisiologica fino a raggiungere la dimensione necessaria. Nella fase finale l'espansore diventa voluminoso e non è più nascondibile con un copricapo. Si procede quindi ad un secondo intervento in cui l'espansore è rimosso e il cuoio capelluto espanso è spostato a sostituire la zona calva. L'espansione non danneggia assolutamente i follicoli piliferi. La procedura è complessa, piuttosto fastidiosa e lunga almeno un mese, e lascia spesso cicatrici talvolta abbastanza evidenti. E' quindi giustificata solo nella ricostruzione di difetti piuttosto gravi. I risultati sono comunque buoni e talvolta eccezionali.

Consigli

La domanda di cure per la perdita dei capelli è in forte crescita e spesso chi soffre di calvizie non sa a chi rivolgersi. I giornali e le riviste riportano tutti i giorni la reclame di sedicenti centri tricologici specializzati. La prima cosa da fare è non farsi prendere da un'ansia eccessiva ed evitare quindi di recarsi al primo centro tricologico di cui si sente la reclame alla radio o si leggono annunci pubblicitari. E' invece opportuno chiedere consiglio al medico di famiglia che potrà indicare un dermatologo, specializzato in tricologia medica, di sua fiducia. Non andare per sentito dire. Accertarsi sempre di avere a che fare con un medico: talvolta persone che lasciano credere di essere medici riescono ad abbindolare con false promesse. Diffidare di chi dopo un rapido esame prevede un forte rischio di rapida e grave calvizie a meno che non ci si sottoponga subito ad un trattamento intensivo a base di massaggi e applicazioni locali di prodotti speciali. Stare in guardia quando viene reclamizzata una prima visita senza alcun costo: il peggio sta per iniziare. Diffidare se viene richiesta la firma di un contratto per sottoporsi ad un ciclo di trattamenti. Questi contratti sono spesso vincolanti e si rischia di impegnarsi economicamente per un periodo imprevisto.

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a cura del Dr. Carlo Grassi

Chirurgo plastico ed estetico

 

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