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Calvizie femminile

In genere le donne hanno meno problemi di caduta dei capelli rispetto all’uomo. Questa protezione è dovuta all’azione degli ormoni femminili, gli estrogeni, che contrastano l’azione degli androgeni, responsabili della calvizie. 

Anche se più protetto anche il sesso femminile non è immune da calvizie e da altri problemi dei capelli. Infatti rispetto al maschio la donna si sottopone a un numero maggiore di trattamenti estetici come permanenti, tinture, decolorazioni, che rendono il fusto del capello arido e opaco e alla lunga possono indebolire anche la radice.

Sconsigliamo di pettinare i capelli con troppa energia e di tenerli eccessivamente tirati in dietro o in alto perché con il tempo ciò provoca un progressivo diradamento. Dovuta ad eccessiva trazione della pelle è la calvizie temporale che segue ad interventi di lifting facciale male eseguiti. Inoltre in certi periodi della vita i capelli subiscono forti stress e possono diradarsi.

Questo rischio si corre maggiormente dopo il parto durante l’allattamento e in menopausa: questi eventi, così come una dieta sbagliata, uno stato ansioso, una cura farmacologica, rompono l’equilibrio del loro metabolismo. Pare che la calvizie nella donna sia sempre più diffusa, forse per motivi alimentari, psicologici e forse ambientali.

Anche la donna può presentare una forma di alopecia androgenetica che evolve con una recessione fronto-temporale dei capelli analoga a quella maschile e quindi classificabile secondo gli schemi di Norwood e Hamilton.

Più frequentemente la calvizie femminile compare ed evolve come un diradamento generalizzato e diffuso a gran parte del cuoio capelluto mentre permane una linea di attaccatura fronto-temporale più o meno conservata di almeno 1 cm. La parte diradata può essere il 30-50% anteriore o tutto il cuoio capelluto.

Questa forma più comune viene classificata secondo uno schema proposto da Ludwig.

Classificazione secondo Ludwing 

Calvizie femminile - Classificazione calvizie secondo Ludwing

L’alopecia androgenetica femminile viene suddivisa in tre livelli di gravità sulla base della densità dei capelli:

Alopecia Tipo Primo: diradamento dei capelli su tutta la zona superiore del cuoio capelluto dietro ad una linea anteriore profonda 1-3 cm più o meno conservata.

Alopecia Tipo Secondo: diradamento marcato dei capelli nella zona superiore del cuoio capelluto dietro ad una linea anteriore anch’essa meno densa.

Alopecia Tipo terzo: diradamento grave su tutta la zona superiore del cuoio capelluto dietro ad una linea anteriore ormai molto diradata

Alopecia femminile

Lo stadio terzo è comunque molto raro e riscontrato solo nel 5% delle donne affette da calvizie androgenetica

Dopo la gravidanza

Gli estrogeni calano bruscamente ed i capelli divengono subito meno forti e cadono in gran numero. Un gran numero di capelli entra nello stesso periodo in fase telogen. Nel periodo dell’allattamento gli alti livelli di prolattina, ormone che stimola la ghiandola mammaria, indeboliscono i bulbi piliferi. La produzione di latte impoverisce l’organismo femminile di ferro, calcio e altri minerali indispensabili alla salute dei capelli.

In menopausa

Al termine della vita fertile le ovaie producono una quantità più bassa di estrogeni. I capelli non possono più contare sul benefico effetto di questi ormoni e appaiono più deboli, sottili e radi. Può comparire una recessione bitemporale e frontoparietale di tipo maschile: defluvio androgenetico perimenopausale.

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